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al testo di Amina Narimi
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Muta forma il destino di una donna se ha mangiato con i lupi del dolore: come onde di pietra spinge i fianchi al caldo della casa e l’ossatura- sia caverna, o l’asse di una danza, a salvare dall’assenza ciò che geme- rende il tratto vivo del paesaggio- imparando a respirare dalle nuvole, a irrorare le sue vene dentro il fiume e ogni muscolo con l’albera del pane. Sul giaciglio magro di Proserpina sono storie di ginocchia per la sera, ma ottanta mondi dietro le sue mani ricamano pianete con il bisso - alle spalle del tempo, incancellabili, vibrando nel profondo della luce nascosta tra le corde del salterio. |
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